Recensioni...



Henri Cartier-Bresson racconta: La macchina fotografica è per me un blocco di schizzi, lo strumento dell’intuito e della spontaneità, il 
detentore dell’attimo che, in termini visivi, interroga e decide nello stesso tempo. Per “significare” il mondo, bisogna sentirsi coinvolto in ciò che si inquadra nel mirino. Questo atteggiamento esige concentrazione, sensibilità, senso geometrico.
E’ attraverso un’economia di mezzi e soprattutto l’abnegazione di sé che si raggiunge la semplicità espressiva.
Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convengono per captare la realtà fugace; a questo punti l’immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale.
Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. E’ porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore.
E’ un modo di vivere.
La mia grande passione è il tiro fotografico, che è poi un disegno accelerato, fatto di intuizione e di riconoscimento di un ordine plastico, frutto della mia frequentazione dei musei e delle gallerie di pittura, della lettura e della curiosità per il mondo.
La “tecnica” è importante solo se riesci a controllarla al fine di comunicare quello che vedi.
La tua personale “tecnica” devi creartela e addatarla all’unico fine di rendere la tua visione evidente sulla pellicola. Ma solo il risultato conta, e la prova conclusiva è data dalla stampa fotografica; altrimenti non ci può essere un limite agli scatti che, secondo i fotografi, si avvicinerebbero a ciò che stavano per afferrare – e che non è altro che la memoria nell’occhio della nostalgia.
Il tempo corre e fluisce e solo la nostra morte riesce ad afferrarlo. La fotografia è una mannaia che coglie nell’eternità l’istante che l’ha abbagliata.











Richard Avedon


Richard Avedon (1923-2004) è considerato uno dei più grandi fotografi americani: senza il suo lavoro sarebbe impossibile scrivere la storia della fotografia. E’ stato il primo ad infrangere le barriere tra la cosiddetta fotografia impegnata e quella disimpegnata.

Per oltre 50 anni è stato uno dei nomi più importanti del mondo della moda ed è sulle sue fotografie di moda, Avedon aveva scoperto un nuovo modo per dare espressività alle modelle che nelle sue fotografie non apparivano più come “appendiabiti” ma come persone reali, dei personaggi, aveva trasformato la monotona foto di moda in qualcosa di vivo e reale.
Anche nel ritratto, a cui l’autore si è dedicato contemporaneamente alle foto di moda, lo stile di Avedon si è imposto per la sua intensità, emotivamente denso e permeato di atmosfere cupe.
Ritratti di uomini di stato, artisti, attori ed attrici laddove comunemente ci si aspetterebbe un’immagine fissa, rigida di una persona, la sua fotografia scardina l’icona della foto da cartolina. Che si tratti di star del cinema come Katherine Hepburn, Humphrey Bogart, Brigitte Bardot, Audrey Hepburn, Marilyn Monroe o ancora Buster Keaton e Charles Chaplin, o personalità del calibro di Karen Blixen, Truman Capote, Henry Kissinger, Dwight D. Eisenhower, Edward Kennedy, The Beatles, Andy Warhol e Francis Bacon, ogni ritratto si imprime nella memoria in modo indelebile e ci restituisce di ognuno, l’idea e l’immagine del personaggio pubblico e privato.












Maurizio Galimberti

Fotografie che diventano puzzle, immagini che si scompongono e che sembrano prendere vita. Perché il movimento e il ritmo sono alla base di ogni suo scatto. È Maurizio Galimberti, fotografo italiano, primo nella classifica dei fotoritrattisti italiani redatta nel 1999 dalla rivista Class. Nato a Meda nel 1956, dalla Brianza la sua fama e i suoi ritratti – sono più ritratti che fotografie per la capacità dell’artista di fotografare l’anima di chi ritrae appunto e di emozionare – hanno varcato i confini nazionali. Oggi il nome di Galimberti, che agli inizi degli anni ’90 è passato dalla passione amatoriale per la fotografia al professionismo, fa rima con Polaroid, le famose macchine fotografiche degli anni ’80. Non ama definirsi fotografo, ma è conosciuto come il fotografo della Polaroid perché ha legato il suo nome all’uso delle pellicole a sviluppo istantaneo. Conosciuto anche come Instant Artist POLAROID ITALIA, è anche l’ideatore e il promotore della Polaroid Collection Italiana.






Scianna, Fiorio, Fontana, Robert Doisneau



E' uno dei più noti fotografi italiani. Nato a Bagheria, in Sicilia, ha iniziato negli anni Sessanta raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d'origine; da questo lavoro è nato anche un libro scritto con Leonardo Sciascia sulle feste religiose. Trasferitosi per qualche tempo a Parigi, è passato poi a reportages all'estero e dal 1982 è entrato a far parte della Magnum Photo. Fotografo tra i più versatili, ha lavorato per la moda, la pubblicità e il reportage.

Introduzione di Manuel Vázquez Montalbán
al libro "Le forme del caos" di Ferdinando Scianna, 1989, Art&





Giorgia Fiorio è un autore indipendente. Nasce il 23 Luglio 1967 a Torino dove compie studi umanistici prima di trasferirsi a New York nel 1989 per seguire il programma General Studies in Photography all’ICP International Centre of Phopography. Nel 2003 fonda il seminario fotografico internazionale biennale Reflexions Masterclass. Dal 1990 al 2000 segue il progetto “Uomini”: un lavoro sulle comunità “chiuse” maschili nella società occidentale. Dal 2000 al 2009  è impegnata nella realizzazione de “Il Dono” che nel 2009 riceve il patrocinio dell’UNESCO.





"Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le
persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.
"








Giovanni Basillico


Basilico si muove dalla sua Milano alla Francia del nord, da Beirut alla Silicon Valley, dal porto di Genova a Mosca e spiega come la “lentezza dello sguardo” sia fondamentale per comprendere e dar senso ai luoghi. Basilico racconta se stesso e il proprio lavoro, di come le sue fotografia mettano al centro lo spazio, senza pregiudizi.









 WWW, Aral, T51, 2008

In una riflessione politica o meglio geopolitica, Francesco Jodice, espone l’osservatore ad immagini, non sempre fotografiche, che discutono d’abitudini umane, d’abitudini abitative, comportamenti tesi a cambiare aspetto al territorio e a modificare antropologicamente l’assetto urbano. Inserendosi in un percorso storico-fotografico in cui l’immagine impressa è fragile come lo è qualcosa di falsificabile, Jodice contamina la fotografia, utilizza video, installazioni, inventa, volta per volta, un nuovo modo per ridiscutere lo spazio geografico contestualizzandolo politicamente, creando spazi d’interferenze sociali.

http://www.undo.net/it/videofocus/1272642432




Per Mimmo Jodice il percorso artistico nasce a Napoli sua città natale. Le sue fotografie sono un'indagine socio antropologica sulla cultura popolare, la ritualità, la vita quotidiana delle persone.






Nino Migliori

Nino Migliori rappresenta uno dei principali fotografi italiani del secondo dopoguerra.La fotografia neorelista di Nino Migliori è artistica ma non pittoresca: il suo intento è quello di documentare una realtà umana dov'è ancora vivo e acceso il ricordo della guerra.